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Morto per “suicidio” l'ex numero due della polizia politica russa: il generale Makarov era stato licenziato a gennaio – Il Riformista

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Continua la serie di morti misteriose in Russia

Carmine Di Niro — 14 Febbraio 2023

Morto per “suicidio” l’ex numero due della polizia politica russa: il generale Makarov era stato licenziato a gennaio

Si allunga in Russia il lungo eletto di “morti sospette” tra funzionari di Stato, servizi di sicurezza e imprenditori vicini al Cremlino. L’ultima della lista è il generale Vladimir Makarov, ex vice capo del Dipartimento per la lotta contro l’estremismo, di fatto il numero due dell’unità della polizia russa che si occupa di dare la caccia e reprimere il dissenso interno.

Il 72enne, rimosso dal suo incarico lo scorso gennaio, è stato trovato morto lunedì nel villaggio di Golikovo, vicino la capitale Mosca. A confermarlo all’agenzia russa Tass è stato un rappresentante delle forze dell’ordine: “In una abitazione privata nel villaggio di Golikovo vicino a Mosca, è stato trovato il corpo dell’ex vice capo del dipartimento principale per la lotta contro l’estremismo del ministero dell’Interno, generale Vladimir Makarov. Secondo la versione preliminare, si tratterebbe di suicidio“, ha detto la fonte della Tass.

Di fatto Makarov si occupava di perseguire coloro che il Cremlino definisce col termine “estremista”, tra cui gruppo di opposizione come la fondazione del dissidente incarcerato Alexey Navalny o media critici nei confronti del regime di Vladimir Putin.

Ovviamente da Mosca è immediatamente partita la corsa a minimizzare l’accaduto. Makarov sarebbe “caduto in depressione” dopo il licenziamento subito a gennaio, viene riferito sul canale Baza, che si ritiene abbia collegamenti con i servizi di sicurezza russi. Il 72enne generale avrebbe rivolto contro sé stesso un fucile da caccia mentre la moglie, Valentina, e il figlio, erano in un’altra stanza della casa di Golikovo dove è stato trovato morto.

Major General Vladimir Makarov, the former deputy director of Russia’s notorious Center E (tasked with crushing protest), has been found dead at his suburban home. Some think he may have committed suicide after being fired from the MVD last month.https://t.co/fY4LoPXtaF

— Meduza in English (@meduza_en) February 13, 2023

Negli scorsi mesi hanno destato scalpore le morti in circostanza misteriose di manager e oligarchi russi. A maggio dello scorso anno Andrei Krukowski, direttore del resort sciistico di Gazprom, è morto a 37 anni cadendo da una scogliera a Sochi, in Russia.

Altri casi recenti risalgono all’aprile del 2022. Vladislav Awajew, ex vicepresidente della Gazprombank, è stato trovato senza vita nel suo appartamento di Mosca, insieme a sua moglie e sua figlia: tutti e tre con ferite da arma da fuoco. Secondo la polizia russa Awayev avrebbe sparato a sua moglie e sua figlia per poi suicidarsi.

L’oligarca russo Sergey Protosenya, ex presidente di Novotek, è stato trovato impiccato nella sua villa a Lloret de Mar, vicino Barcellona, in Spagna. Accanto a lui, i corpi di moglie e figlia diciottenne massacrate a colpi d’ascia. Anche in questo caso si è parlato di omicidio-suicidio, ma il figlio sopravvissuto non crede a questa tesi: “Mio padre non è un assassino”, aveva dichiarato al Mail Online. A marzo era stata la volta di Vasily Melnikov, proprietario di MedStom, una compagnia di forniture mediche, trovato senza vita insieme a moglie e due figli con ferite da taglio. Vicini di casa e amici avevano dichiarato di non riuscire a credere che l’uomo abbia potuto uccidere la sua famiglia.

Tra fine gennaio e febbraio i corpi di altri due alti funzionari di GazpromAleksandr Tyulyakov e Leonid Shulman, erano stati rinvenuti nelle loro residenze nei pressi di San Pietroburgo. Mentre Mikhail Watford, vero cognome Tolstosheya, nato in Ucraina ma diventato ricco grazie al petrolio e al gas dopo il crollo dell’Urss, si sarebbe impiccato nella sua casa nel Regno Unito il 28 febbraio.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia

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